La nocciola di Giffoni
La Nocciola di Giffoni Valle Piana
Corylus avellana

La Nocciola di Giffoni Valle Piana, la cosiddetta Tonda dei Monti Picentini, è un prodotto IGP (Indicazione Geografica Protetta).

Il nocciolo (nome scientifico: Corylus avellana) è una pianta dal fusto flessuoso che (ed è questa una sua tipica caratteristica) comincia a ramificarsi già in prossimità del suolo. Le sue origini sono ancor oggi sconosciute: probabilmente si tratta di una pianta asiatica, che da queste regioni si propagò poi in Europa e nel resto del mondo. Quando il nocciolo abbia iniziato a diffondersi in Europa ed in Italia non è facile stabilirlo con certezza. Di sicuro però avvenne in epoca estremamente remota, giacché, come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici, il nocciolo era già presente nel nostro continente nel Quaternario. Risalgono infatti a quell’era (e cioè a due milioni di anni fa) pollini fossili rinvenuti da archeologi e ricercatori.

La nocciola rappresentò quindi una risorsa alimentare già in epoca antichissima: l’uomo primitivo imparò a cibarsene forse guardando i roditori.

La nocciola in epoca remota era ritenuta simbolo di fertilità. Gli antichi guaritori la somministravano come rimedio contro la sterilità, tanto dell’uomo quanto della donna. Non fu una scelta casuale o comunque priva di fondamento logico: la nocciola secca possiede infatti un elevato valore energetico e nutritivo. È ricca di sali minerali (vitamina A, B, C, PP, calcio, fosforo e ferro), acidi oleico e linoleico.

Quest’ultimo in particolare svolge una preziosa funzione di protezione dei tessuti e quindi di prevenzione dell’invecchiamento. Svolge insomma una serie di azioni benefiche sull’organismo, che evidentemente già gli antichi avevano imparato a conoscere e studiare.

Nel settembre del 1921, in occasione del Congresso di Arboricoltura Meridionale, Alessandro Trotter affermò che “la Campania è regione classica fra tutte nella storia colturale del nocciolo”. Un’affermazione scaturita da una serie di riscontri storici e documentali che hanno, negli anni, dimostrato una presenza secolare della corilicoltura in Campania. A testimonianza dell’antica presenza delle nocciole si possono citare ad esempio diversi dipinti Pompeiani ed Ercolanesi in cui sono raffigurati questi frutti. In particolare il dipinto parietale della nota “Casa dei Cervi” ad Ercolano, che rappresenta sicuramente la raffigurazione più antica. Al Museo Nazionale di Napoli sono ancor oggi conservate nocciole carbonizzate provenienti da scavi archeologici.

La Campania viene indicata anche come luogo più antico della corilicoltura in Italia: ciò è dimostrato dal fatto che quando gli antichi scrittori latini fanno riferimento a questa pianta menzionano quasi sempre la Campania. D’altra parte lo stesso nome del nocciolo, “Avellana”, tratto da Linneo dalle antiche denominazioni, deriva la sua tipologia da un’antichissima città della Campania chiamata appunto Abella.

La stessa toponomastica di numerosi comuni conserva tracce dei termini latini con cui veniva indicato il nocciolo. Basti pensare ad Avellino o a Corleto Monforte, in provincia di Salerno, che deriva il suo nome da corylum o coryletum (luogo piantato di noccioli), a testimonianza di una presenza antica di questa coltura in ampie regioni della Campania. Il più antico scrittore latino che faccia menzione del nocciolo è Catone (234-149 a.C.), che nel capo VIII del Liber de agri cultura, una sorta di guida per la buona amministrazione di piccole aziende agricole, consiglia di piantare in un podere suburbano «nuces, calvas, avellanas, praenestinas et graecas».

Negli anni ‘40 e ‘50 la Tonda di Giffoni ha occupato sempre più vaste superfici dell'area della Valle del Picentino e dell'Irno assumendo un ruolo sempre più significativo tra le colture della zona. Le condizioni pedoclimatiche ottimali per la sua coltivazione hanno consentito produzioni uniformi e costanti anno dopo anno.

Oggi il nocciolo costituisce non solo un elemento sempre più caratteristico del paesaggio della Valle del Picentino e dell’Irno, con i suoi circa 3.000 ettari, ma anche la principale fonte di reddito per le aziende agricole: il caratteristico frutto che ne scaturisce, infatti, riesce a spuntare sempre un prezzo del 15-20% superiore a quello delle altre cultivar della Campania.

Le aree interessate dalla coltivazione del nocciolo “Tonda di Giffoni” comprendono numerosi Comuni della Valle del Picentino e dell’Irno ed in particolare: Giffoni Valle Piana, Giffoni Sei Casali, Montecorvino Rovella, Castiglione del Genovesi, San Cipriano Picentino, Calvanico, Fisciano e parte di San Mango Piemonte, Montecorvino Pugliano, Olevano sul Tusciano, Baronissi, Acerno.

Nel 1998, l’Associazione “Tonda di Giffoni” ha istituito “Il Premio Nazionale Nocciola d’Oro” .

 

 

 

The Hazelnut of Giffoni Valle Piana, the so-called Tonda Picentini, is an IGP (Protected Geographical Indication) product.

The origin of hazel is still unknown today: probably it is an Asian plant which spread to Europe and the rest of the world, although we still don’t know exactly when. Hazel then became a source of food in ancient times, as primitive men learned to eat it from rodents.

Hazelnuts in ancient times was considered a symbol of fertility, as ancient healers used it as a remedy for infertility. It was not a random choice. The dry hazelnut, in fact, contains a high energy and nutritional value. It is rich in minerals (vitamin A, B, C, PP, calcium, phosphorus and iron), oleic and linoleic acids.

Campania is also referred to as the oldest place using hazelnuts in Italy. This is demonstrated by the fact that when the ancient Latin writers refer to this plant almost always mention the Campania. The oldest Latin writer who made mention of the hazel is Cato (234-149 BC), in chapter 8 of ‘the Liber de agri culture’. It’s a kind of guide for the proper administration of small farms, recommending planting in a suburban place ‘nuces, calvas, avellanas, praenestinas et graecas‘.

In the 40s and 50s ‘Tonda di Giffoni’ was grown increasingly in large areas of the Valley Picentino and the Irno with an increasingly significant role among the crops of the area. The optimal climatic conditions for cultivation have enabled uniform and constant productions year after year.

Today the hazel is not only an element more typical of the landscape of the Valley Picentino and the Irno, with an area of approximately 3,000 hectares, but also the main source of income for farmers. The characteristic fruit that flows from it, in fact, can always be negotiated for a price 15-20% higher than that of other cultivars of Campania.

The areas affected by the cultivation of the hazel ‘Tonda di Giffoni’ include several municipalities of Valle del Picentino and the Irno. They are Giffoni Valle Piana, Giffoni Sei Casali, Montecorvino Rovella, Castiglione del Genovesi, San Cipriano Picentino, Calvanico, and Fisciano part of San Mango Piemonte, Montecorvino Pugliano, Olevano Romano, Baronissi, Acerno.

In 1998, the ‘Tonda di Giffoni 'Association established’ The National Award Hazel d'Oro ‘.

 

 

La copertina dello studio sulla Nocciola di Giffoni Il marchio IGP della Nocciola di Giffoni La nocciola di Giffoni La nocciola di Giffoni Uno stand con la nocciola di Giffoni Uno stand con la nocciola di Giffoni
Dove si trova: 
Giffoni Valle Piana, Giffoni Sei Casali, Montecorvino Rovella, Castiglione del Genovesi, San Cipriano Picentino, Calvanico, Fisciano e parte di San Mango Piemonte, Montecorvino Pugliano, Olevano sul Tusciano, Baronissi, Acerno
Javascript is required to view this map.
Bibliografia: 
“La Nocciola di Giffoni. La Tonda dei Monti Picentini nella storia, nell'economia, nelle tradizioni locali”
Collegamenti Esterni: 
Condividi: